martedì 14 febbraio 2012

La tragedia Eternit, è «disastro doloso»


LA SENTENZA - IL TRIBUNALE DI TORINO CONDANNA A 16 ANNI I MANAGER DE CARTIER E SCHMIDHEINY. RISARCIMENTI MILIONARI ALLE PARTI CIVILI

Dopo una battaglia di oltre 30 anni arriva il verdetto storico per gli stabilimenti piemontesi di Casale Monferrato e Cavagnolo. Ma per Rubiera(Reggio Emilia)e Bagnoli (Napoli)il reato è prescritto


Tre ore per leggerli tutti. Un lungo elenco di nomi: intere famiglie, madri, padri, fratelli di ex operai o semplici cittadini uccisi dall'amianto. Nel silenzio quasi sacrale del tribunale di Torino, con l'appello di circa 6.400 persone - le parti civili - è iniziata la lettura della sentenza attesa da decenni che condanna a 16 anni i vetici della Eternit spa. Questo il verdetto emesso ieri dalla Corte d'Assise presieduta da Renato Casalbore nei confronti dei due imputati del più grande processo per amianto mai celebrato al mondo, gli ex amministratori delegati dell'azienda, il barone belga Jean Louis De Cartier De Marchienne, oggi 91 anni, e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni.

Il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto per entrambi vent'anni di carcere, per i reati di rimozione di cautele sul luogo di lavoro e disastro doloso, per l'attività della Eternit negli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Per questi ultimi due, però, i giudici hanno dichiarato di non dover procedere perché il reato di disastro doloso è prescritto.

«Una sentenza storica», l'hanno definita i familiari delle oltre duemila vittime di asbestosi e mesotelioma (il tipico tumore dell'amianto) che da decenni si battono per vedere riconosciuta la responsabilità dei massimi dirigenti della multinazionale. «L'attendevamo da oltre 30 anni», ha commentato Romana Blasotti Pavesi, 83enne presidente dell'Associazione familiari vittime dell'amianto, che ha perso cinque parenti, tra cui marito e figlia. «Sono soddisfatta - ha aggiunto, ancora rossa in volto nella maxiaula 1 - ma anche triste per i morti che si dovevano evitare. Ora sono stanca, ma la battaglia non è finita. C'è la bonifica, la sensibilizzazione, ci sono i giovani che devono andare avanti».

Ingenti anche i risarcimenti che gli imputati dovranno pagare: 25 milioni di euro al Comune di Casale, 20 alla Regione Piemonte, 15 all'Inail, 5 alla Asl di Alessandria, 4 al Comune di Cavagnolo. Ai familiari sono stati riconosciuti una media di 30mila
euro. Una questione, quella dei risarcimenti, di particolare rilievo dopo il tira e molla tra Comune di Casale e i legali di Schmidheiny, che hanno offerto all'amministrazione 18,3 milioni in cambio del ritiro da parte civile. Accettata inizialmente dalla giunta, l'intesa (ribattezzata dai casalesi «proposta del diavolo») è stata contestata dai cittadini fino a che, grazie anche all'intervento del ministro della Salute Renato Balduzzi, il Comune ha deciso di dire no.
La battaglia processuale, iniziata il 6 aprile 2009 con l'udienza preliminare, e che ha visto aprirsi il processo il 10 dicembre dello stesso anno, non è però finita. I legali della difesa si dicono «sicuri dell'innocenza» dei propri assistiti e presenteranno appello. La procura annuncia invece un possibile processo bis, per contestare un reato di tipo volontario per un migliaio di decessi provocati dall'amianto, per accertare le responsabilità di ogni singolo caso di morte. Nel processo che si è chiuso ieri si procedeva invece per disastro ambientale.

Parole di elogio al lavoro del pool di Guariniello sono arrivate dal procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. «Una volta i procuratori generali facevano a gara per sostenere che gli infortuni sul lavoro erano mere fatalità, oggi - ha detto - le cose sono cambiate, come dimostrano i processi Thyssen ed Eternit. Il merito è del pool di Guariniello e dell'intera procura. A maggio scadranno i termini per cui molti magistrati del suo gruppo dovranno cambiare settore. Chiedo che il pool non venga smantellato».

Ciò che rende il processo Eternit unico è soprattutto la sua portata internazionale. Ieri, come già alla prima udienza, le strade attorno al tribunale sono diventate uno sciame di lavoratori e associazioni provenienti da tutta Italia e dall'estero. A Torino sono arrivati 24 pullman: 17 da Casale, tre dalla Francia, quattro da altre città italiane, i familiari delle vittime di Viareggio in testa. Ma c'erano anche delegazioni da Regno Unito, Brasile, Svizzera, Belgio.

«Il segnale da dare al mondo - ha detto Nicola Pondrano, responsabile della Camera del Lavoro di Casale, ex operaio Eternit e storico leader della battaglia - è che l'amianto non va più lavorato. L'obiettivo della nostra lotta è sempre stato globale: impedire che si consumino altre stragi. Solo a Casale, dalla fine delle indagini, nel 2008, sono morte per mesotelioma 128 persone. E sono ancora troppi i paesi dove questo materiale viene lavorato: India, Cina, Russia, Brasile».

Proprio dal Brasile è arrivata ieri a Torino una delle più commosse testimonianze. Fernanda Giannasi, dell'Abrea (Associazione brasiliana esposti amianto) non riusciva a trattenere le lacrime. «La nostra lotta - ha raccontato - dura da decenni, anche se per ora solo cinque stati brasiliani su 27 hanno vietato la lavorazione della sostanza killer. Questo verdetto è una speranza. Casale Monferrato deve essere un esempio per il mondo intero, per far sì che il massacro finisca».

di Ilaria Leccardi, da il manifesto del 14 febbraio 2012

venerdì 3 febbraio 2012

Processo Eternit, il comune di Casale Monferrato dice "no" all'offerta Schmidheiny

La popolazione di Casale Monferrato ha lottato e non ha abbassato la testa. E alla fine l'ha avuta vinta. Dopo settimane di attesa, rinvii, rimandi, false notizie e speranze disattese, la giunta di Casale Monferrato, guidata dal sindaco Giorgio Demezzi, ha detto no alla proposta di Stephan Schmidheiny, l'ex amministratore delegato della Eternit, imputato al processo in corso a Torino, che aveva messo sul tavolo 18,3 milioni di euro a patto che il Comune ritirasse la sua costituzione come parte civile. Un accordo che, se firmato, avrebbe impedito a Casale anche di ripresentarsi in eventuali altri procedimenti futuri.

La decisione è arrivata questa mattina in una riunione convocata alle 11, dopo il rinvio di ieri. Una scelta, spiega il sindaco in una nota, determinata dall'incontro con il ministro della Salute Renato Balduzzi, da cui è emersa "la possibilità di ottenere da parte dello Stato impegni e programmi per fare fronte definitivamente e in maniera strutturata all’emergenza ambientale e sanitaria di Casale Monferrato. Fattori che ci hanno permesso di riconsiderare la nostra posizione nei confronti dell’offerta di Schmidheiny".

Eppure per settimane quella proposta è stata considerata e ritenuta valida, nonostante la strenua opposizione della cittadinanza e dell'Associazione familiari vittime amianto. Un'opposizione fatta di indignazione e di richieste di giustizia, che si è dipanata dal web alle piazze, dallo scalone del palazzo comunale (affollato dalla popolazione la sera del 16 dicembre durante il consiglio comunale a cui è stata messa al voto la proposta) agli schermi televisivi (per due volte nelle ultime settimane il tema Eternit e la proposta Schmidheiny sono state protagoniste della trasmissione L'Infedele, di Gad Lerner, su La7).

Prima di Casale, si erano già pronunciati gli 11 piccoli comuni costituisi parte civile al processo, la cui sentenza è attesa per il 13 febbraio, che hanno ricevuto a loro volta una proposta economica per il ritiro. A dire no sono stati Mirabello, Coniolo, Villanova Monferrato, Balzola, Morano, Ozzano e Pontestura. Ad accettare l'offerta dello svizzero, invece, Candia, Stroppiana, Caresana e Motta de' Conti.

Quella di Casale è stata una scelta giusta, una scelta ragionata, un passo indietro dopo le rassicurazioni e l'impegno dello Stato? Prima ancora vittoria della città, che sulla questione amianto da oltre trent'anni fa sentire la sua voce, senza arretrare di un centimetro, senza cambiare rotta. Poche le parole d'ordine: ottenere giustizia e battere quel male silenzioso, con tutti i mezzi.

Rinvio sull'offerta Schmidheiny : "scelta tattica?"

E' attesa per oggi, verso le 13, la decisione della giunta comunale di Casale Monferrato, guidata dal sindaco Giorgio Demezzi, sull'offerta Schmidheiny di 18,3 milioni di euro per il ritiro del Comune come parte civile dal processo Eternit. Sette piccoli Comuni del casalese hanno già detto NO. La sentenza del processo è attesa per il 13 febbraio al tribunale di Torino.


Di seguito l'articolo di Alessandria News

E venne il giorno, anzi non venne. Giovedì, come era stato annunciato, la giunta casalese avrebbe dovuto dire sì o no all’offerta di diciotto milioni e 300mila euro da parte di Stephan Schmidheiny contro il ritiro della costituzione di parte civile dal processo Eternit di Torino che andrà a sentenza il 13 febbraio prossimo. L’attesa però è andata delusa e tutto è rimandato a oggi, venerdì mattina. La decisione dovrebbe arrivare verso le ore 13. Ieri, invece, il sindaco Giorgio Demezzi e i suoi assessori si sono riuniti, come sempre avviene il giovedì dopo le 17 e la seduta è durata piuttosto a lungo, ma l’ordine del giorno, contrariamente a quanto era stato annunciato non ha toccato l’argomento principe.

“Avevamo molte pratiche da esaminare” è stato detto da alcuni assessori all’uscita da palazzo San Giorgio ed anche Demezzi, mentre lasciava il municipio intorno alle 19.30 ha fatto intendere che la decisione arriverà in mattinata. Incertezza sulle decisioni da assumere (anche se ormai la questione è stata oggetto di un approfondimento a trecentosessanta gradi da parte dell’esecutivo casalese) oppure tatticismo per annunciare la decisione nei confronti dell’imputato svizzero nel modo migliore?

Bruno Pesce del comitato vertenza amianto intorno alle 22 di ieri, raggiunto telefonicamente sottolinea che “desta un poco di preoccupazione questo rinvio, ma potrebbe essere una strategia per avere il miglior effetto di comunicazione”.
Dalle sale di palazzo non trapelano indiscrezioni ma c'è chi è pronto a scommettere che quello di Demezzi e la sua giunta sarà un "no".