sabato 7 marzo 2009

Giustizia, da che parte stai?
Lettera aperta di Silvio Bonan, figlio di un ex-Operaio della Tricom Galvanica

Per la seconda volta la Procura di Bassano del Grappa, per mano del PM Giovanni Parolin, ha chiesto l’Archiviazione del caso riguardante i decessi e le malattie degli operai della TRICOM-GALVANICA PM di Tezze sul Brenta (Vicenza).

“OPERAI”…: questa forse l’identificazione del ceto sociale che impedisce lo svolgimento di un regolare processo! Oltre 7000 pagine che raccontano le condizioni a dir poco insalubri nelle quali questi operai lavoravano tutti i giorni allo solo scopo di VIVERE DIGNITOSAMENTE e MANTENERE UNA FAMIGLIA! Quando mio padre si sposò nel 1976 lavorava anche mia madre. Poco più tardi, quando scoprirono che stavano per diventare genitori, mio padre chiese a mia madre di abbandonare il lavoro per occuparsi totalmente della casa e della prole, preferendo così caricarsi di straordinari aumentando alla Tricom le sue ore lavorative. E' forse questa la sua colpa che gli impedisce oggi di avere Giustizia?

7000 pagine che raccontano solo morte: nessun dispositivo di sicurezza, nessuna informazione sulla pericolosità di quanto facessero in quella fabbrica. Unico imperativo quello di lavorare e di farlo con il sorriso stampato in volto perché altrimenti Tu e la tua Famiglia non potrete avere un futuro!

Giustizia, da che parte stai?

Questa la domanda che personalmente in questo ultimo periodo sovrasta i miei pensieri. Leggo e rileggo i numerosi verbali di ispezione alla fabbrica, leggo e rileggo le numerose cartelle cliniche degli ex operai, i loro Libretti Sanitari riguardanti le visite mediche effettuate in fabbrica e mi accorgo che la Giustizia in questo paese non è “uguale per tutti”; con tali presupposti non è possibile IMPEDIRE, là dove la Legge si dice essere appunto “uguale per tutti”, un processo per OMICIDIO COLPOSO PLURIMO, LESIONI COLPOSE GRAVI E OMISSIONI DI DIFESE E CAUTELE CONTRO DISASTRI E INFORTUNI SUL LAVORO E VIOLAZIONI SULLE NORME DI SICUREZZA ED IGIENE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO.

In quella fabbrica la mortalità dell’operaio stranamente era triplicata rispetto ad uno studio regionale che interessava un’indagine sulle condizioni di lavoro di addetti a reparti galvanici, mortalità quintuplicata invece su scala nazionale. Questo medesimo studio riporta il tasso significativo e pauroso di cromuria presente nell’operaio prima e dopo le otto ore di lavoro, ne rivela per alcuni il DNA MODIFICATO (ossia le aberrazioni cromosomiche), ecc. Ispezioni da parte dello SPISAL di Bassano del Grappa attestano che la fabbrica è priva di ogni sistema di prevenzione e tutela per l’operaio, condizioni che perdurarono per tutta l’esistenza di tale attività, dal 1975 al 2003. L’istituto della IARC trema al solo sentire nominare sostanze quali il cromo, il nichel, cianuri di varia natura(sostanze tutte altamente cancerogene per l’uomo ma probabilmente secondo la Procura di Bassano del Grappa non per l’operaio). Istituto quello della IARC che da anni studia i problemi correlati all’uso da parte dell’uomo di sostanze pericolose, istituto riconosciuto a livello mondiale. Anni di indagini condotte dal Corpo Forestale dello Stato che ha interrogato tutti gli ex operai e per quelli che non ci sono più i loro famigliari, tutti concordi nel testimoniare che in quella fabbrica ci si ammalava, svelando molti particolari inquietanti. L’ARPAV di Bassano del Grappa, chiamata ad ispezionare l’azienda per accertare la possibilità che quest’ultima sia la causa di un inquinamento alle falde acquifere da cromo esavalente (cromo VI), non può non constatare nei suoi verbali le condizioni disumane nelle quali versavano gli operai.

Beh, secondo la Giustizia amministrata coscientemente a Bassano del Grappa NESSUNO di questi dati significa qualcosa, la Giustizia amministrata coscientemente a Bassano del Grappa di tutti questi studi ne fa una enorme palla di carta da cestinare. Giustizia…da che parte stai?

All’inizio del procedimento l’unico caso segnalato era quello di mio padre, per il quale io stesso, all’indomani della sua morte, ho fatto denuncia, correva l’anno 2001; la prima perizia medica redatta per conto del Tribunale di Bassano del Grappa riporta la non esclusione di un nesso causale malattia-lavoro ma sottolinea però come sia difficile giungere a tale conclusione visto che vi era in quella fabbrica un solo caso denunciato. Ad oggi parliamo di 10 morti per le medesime patologie e di altri 7 casi di ex operai al momento ammalati, tutti con patologie tumorali. ALLORA? Se prima vi era un solo caso, troppo poco, probabilmente ora sono troppi. MEGLIO ARCHIVIARE!!! Giustizia…da che parte stai?

Una più recente perizia medica redatta sempre per conto del Tribunale di Bassano del Grappa ha forse trovato invece un escamotage per poter dire “quel processo non s’ha da fare”: un illustre rappresentante della Medicina del Lavoro di Padova liquida 7000 pagine di studi e di elencazioni negative dell’azienda incriminata con un semplice “tenuto conto di tutto questo” e punta il dito unicamente contro gli operai…sì, perché fumavano! A Porto Marghera gli operai bevevano, alla Tricom di Tezze sul Brenta gli operai fumavano. Il nesso causale malattia-lavoro “tenuto conto di tutto questo” (7000 pagine che raccontano le precarie condizioni di lavoro senza nessun tipo di tutela per gli operai), è il frutto unico del rapporto tra l’età dell’operaio per la quantità di sigarette fumate in vita. BALLE! L’illustre luminare che conferma solo che in effetti i “cervelli italiani” sono tutti emigrati all’estero, per ridurre al minimo un nesso causale derivante da motivi lavorativi, non considera neppure il numero elevato di medesime patologie conclamate in quegli stessi operai di quella stessa fabbrica, ma valuta solo ogni singolo individuo. 10 morti, altre persone ammalate, questi numeri per la Medicina del Lavoro di Padova non significano nulla (ma come? La scienza non basa le sue tesi proprio sui numeri?). Men che meno significano qualcosa per la Procura di Bassano del Grappa che ribadisce anche in quest’ultima richiesta di archiviazione che un’indagine epidemiologica non servirebbe a nulla (è preoccupante questa presa di posizione in quanto purtroppo il numero dei morti e degli ammalati sarà destinato ad aumentare nel tempo, ogni operaio che ha lavorato alla Tricom è in pericolo!).

Il fumo che dovrebbe essere valutato come “fattore confondente” è qui valutato, anzi, si è voluto valutarlo, come unico “fattore causale”, dove l’unico dato certo che viene considerato come scienza è il numero di sigarette fumate. Può una perizia medica che si dica seria basarsi unicamente addirittura sul numero di sigarette giornaliere che, seppur dichiarate, rappresentano un dato soggetto a variazioni costanti? Per esempio: mio padre dichiarò di fumare dall’età di 15 anni e fumò sino all’età di 35 anni, può aver fumato per tutti questi anni lo stesso numero costante di sigarette dal primo giorno che iniziò a quando cessò? Certo avrebbe potuto intensificare la dose di sigarette giornaliere come però avrebbe potuto egualmente, al contrario, diminuire, tanto più che arrivò a smettere. Questo per ribadire come sia inammissibile che su un dato così aleatorio come questo si basi il solo “nesso causale” lavoro-malattia, che ripeto, nella perizia in oggetto è determinata con il rapporto unico età-sigarette fumate, e che il fumo invece, come la letteratura scientifica propone e insegna, dovrebbe sì non essere escluso, ma gli dovrebbe essere attribuito il valore che merita considerandolo come solo “fattore confondente” in un ambito soprattutto come quello della Tricom-Galvanica PM dove il fumo presente respirato dai lavoratori, in completa assenza di aspiratori, proveniva unicamente dalle vasche delle lavorazioni. “Fattore confondente” questo è quanto la scienza insegna in tutto l’orbe terrestre, probabilmente non alla facoltà di Medicina del Lavoro di Padova, la quale liquidando così il caso specifico della Tricom-Galvanica PM non può che dimostrare che di certo per la stesura di questa perizia medico-legale non si è confrontata con la letteratura scientifica ma con ben altro tipo di materiale cartaceo!

Ancora oggi si insiste nel parlare unicamente di cromo esavalente, è questa infatti la sostanza che per la sua maggiore solubilità è causa principe del serio, ma ancora sottovalutato dalle nostre autorità, inquinamento alle falde acquifere, perché il territorio di Tezze sul Brenta per opera della stessa fabbrica si trova oggi a fare i conti anche con questa realtà…ma per l’operaio vi erano in quella fabbrica ben altri agenti chimici, non meno tossici, con i quali questi lavoravano. Faccio accenno solo al nichel, basti pensare che se per il cromo vi erano tre sole vasche con questa sostanza, di nichel le vasche presenti erano sette! Al perito luminare della Medicina del Lavoro di Padova, nominato dal Tribunale di Bassano del Grappa, si è chiesto di valutare in modo specifico la presenza in fabbrica di questi molteplici cancerogeni con i quali l’operaio lavorava tutti i giorni, in quanto non sembrava emergere nella sua perizia una valutazione di più sostanze, ma soprattutto l’eventuale sinergia (unione-mescuglio) tra queste…facile immaginare la risposta: TENUTO CONTO DI TUTTO QUESTO, IL DATO RIMARREBBE COMUNQUE INVARIATO! Giustizia…da che parte stai?

La battaglia che con l’aiuto di alcuni amici sto conducendo non è contro l’intero mondo degli imprenditori, ma contro quella parte di questa categoria imprenditoriale che ha valutato tutti i rischi tranne quelli dei suoi operai, contro quella parte di imprenditori che dietro la parola “lavoro” vi hanno nascosto una sentenza di morte… Nella battaglia che sto conducendo, ci troviamo di fronte ad una realtà lavorativa quale la TRICOM-GALVANICA PM dove non esisteva nulla a livello di protezione per l’operaio. Capirei l’accanirsi e l’esaltare il dato del fumo se trattassimo un’azienda in “regola” con tutte le normative previste a difesa del lavoratore, ma, torno a ripetere, alla Tricom-Galvanica PM non esisteva nulla di tutto questo, in questa fabbrica la parola “lavoro” era solo un sinonimo di morte! In nome del solo profitto non si è mai badato né all’ambiente né agli operai che la dentro lavoravano. Una fabbrica spesso in crisi che in virtù di amicizie politiche ha più volte ricevuto contributi particolari a livello statale, una fabbrica che per amicizie politiche ha potuto bypassare tutti i sistemi di sicurezza previsti dalla legge (riceve l’agibilità dopo quasi già 10 anni che la ditta è operativa nonostante ancora non siano adempiute tutte le normative richieste e mai provvederà a questo anche in seguito…ciò nonostante quella fabbrica continuerà a funzionare indisturbata…NO, LA MAFIA NON E’ SOLO AL SUD!). Giustizia, da che parte stai?

Segnalazioni gravi di scarichi illegali di cromo e quant’altro nell’ambiente, concentrazioni di queste sostanze tossiche in falda nel comprensorio bassanese e dell’alta padovana, visite mediche negate all’operaio…non sono una novità per la ditta Tricom-Galvanica PM, numerose le segnalazioni di fine anni ’70, anni ’80 e 90, tutte volutamente sottovalutate dalla Procura di Bassano del Grappa, forse non si sarebbe giunti a tanto se dalle competenti autorità giudiziarie, che si sono invece dimostrate incompetenti autorità giudiziarie, avessero fatto il proprio lavoro…la Giustizia, o almeno una briciola di Giustizia per noi del bassanese ci è giunta solo dal Tribunale di Cittadella - sez. staccata di Padova - ma si è dovuto aspettare il 2006 per vedere riconosciuto il danno che questa azienda ci ha lasciato in eredità, non erano fantasie e il/i responsabili hanno un nome ed un cognome, non è stata neppure opera dei talebani come qualche assessore dell’amministrazione comunale di Tezze sul Brenta aveva ipotizzato (parlando di Procure diverse mi sembra di parlare di Giustizie diverse!!!), mi sia legittimo pensare a questo punto che se ad occuparsi ancora una volta di quest’ultimo caso di inquinamento, denunciato nel 2002, fosse stata ancora la Procura di Bassano del Grappa, anziché quella di Cittadella, tutto si sarebbe concluso in una bolla di sapone… Oggi probabilmente sempre a causa di particolari amicizie la Procura di Bassano del Grappa chiude gli occhi e come nulla fosse chiede l’ARCHIVIAZIONE del procedimento per i morti e gli ammalati di questa stessa fabbrica. A BASSANO DEL GRAPPA NON POSSIAMO PARLARE DI GIUSTIZIA, CHIUDETE QUELLA PROCURA!

Questa colpevole mancanza e non curanza da parte della Procura di Bassano del Grappa, in questo procedimento di morti in fabbrica, evidenzia come non solo noi famigliari siamo beffati dalla Giustizia, ma come per primo sia beffato lo Stato che si dimostra incapace di garantire ai suoi cittadini un equo giudizio, l’ennesima proposta di archiviazione della Procura di Bassano non è niente meno, per me, che un invito esplicito a delinquere, tanto a finire in carcere sono solo i “ladri di polli”; l’ennesima proposta di archiviazione della Procura di Bassano del Grappa dimostra , per me, come in questo nostro territorio, l’inquinamento non si sia propagato solo nel sottosuolo! Giustizia…se esisti, da che parte stai?

Silvio Bonan