A Chivasso il sindaco Bruno Matola (Pdl, ex An) censura l’anteprima nazionale dello spettacolo A Ferro e fuoco della compagnia Teatro a Canone diretta dal regista Simone Capula. Il lavoro è ispirato al libro di Stefania Podda Nome di Battaglia Mara. Vita e morte di Margherita Cagol il primo capo delle Br. Il Sindaco dopo aver concesso in un primo tempo l’uso del Teatro comunale l’ha revocato 6 giorni dalla prima.
Motivo? «La tutela della morale pubblica». Matola, senza mai aver visto lo spettacolo, fa riferimento a «espressioni che possano essere ritenute offensive della dignità e della morale pubblica e pertanto potenzialmente lesive dei sentimenti e degli interessi pubblici collettivi che questa Amministrazione è tenuta a tutelare». La stessa sensibilità, però, non l’aveva avuta nel caso di discutibili invitati di estrema destra o di serate sul fascismo. E qualcuno si chiede: l’Italia dovrebbre essere uno Stato di diritto, non uno «Stato etico»?
Scrivono Frediano Dutto e Piero Meaglia, del Centro di Documentazione Paolo Otelli di Chivasso: «E’ evidente la scorrettezza di una revoca così tardiva, e il danno economico e professionale che implica per la compagnia: ma non è su questo aspetto che vogliamo soffermarci qui. Ciò che indigna è la motivazione prodotta dal sindaco: lo spettacolo sarebbe offensivo “della dignità e della morale pubblica”, e “potenzialmente lesivo dei sentimenti e degli interessi pubblici collettivi”. Una censura di fatto, esplicita, neppure mascherata da un pretesto (quale potrebbe essere, ad esempio, un impedimento tecnico all’uso della struttura). Per tutelare non si sa bene quali sentimenti che il sindaco ritiene di incarnare, egli procura certamente un danno a noi tutti come cittadini mediante la lesione del nostro diritto costituzionale alla libertà di espressione del pensiero “con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (Articolo 21). Non vale la pena contestare qui punto per punto questa motivazione ridicola e pericolosa come questa destra di cui il sindaco è espressione. Possiamo solo aggiungere che lo spettacolo – pur affrontando un tema scabroso: la vicenda umana e politica della BR Mara Cagol – rappresenta un utile momento di riflessione critica, mai apologetica, sulla lotta armata e sul terrorismo che, ci piaccia o no, fanno parte della storia del nostro paese. Noi, che abbiamo visto le prove dello spettacolo, lo possiamo affermare serenamente. In ogni caso, per essere criticato, anche duramente, lo spettacolo avrebbe dovuto aver luogo. Voltaire avrebbe detto: “Non condivido nulla di quello che dici, ma mi batterò affinché tu possa farlo liberamente”. Voltaire viveva sotto una monarchia assoluta. Per i cittadini di una democrazia compiuta, questa lotta non dovrebbe più essere necessaria. Ma purtroppo non è così. Per queste ragioni, vi invitiamo a venire lo stesso, come se lo spettacolo avesse luogo, davanti al Teatrino civico alle 21 di questa sera, per riaffermare la volontà di difendere i nostri diritti costituzionali».
di Mauro Ravarino da r/umori fuori fuoco
giovedì 10 settembre 2009
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