Il giudice per le udienze preliminari di Mantova ha prosciolto solo tre dirigenti. La prima udienza è stata fissata per l11 gennaio 2011
Il giudice per le udienze preliminari di Mantova ha rinviato a giudizio 12 dei 15 imputati per le morti all'ex Montedison di Mantova. Prosciolti soltanto tre dirigenti, Gianfranco Antonioli, Giovanni Puerari e Alvise Conciato, che all'epoca dei fatti erano responsabili di società non collegate con la struttura produttiva di Mantova. La prima udienza del processo, che dovrà far chiarezza sulle morti di 71 operai avvenute nel petrolchimico tra gli anni '80 e '90 per l'esposizione a sostanze cancerogene come benzene e amianto, è stata fissata per l'11 gennaio 2011.
I dodici imputati dovranno rispondere di omicidio colposo e di omissione volontaria di cautele per prevenire infortuni sul lavoro. Compariranno in tribunale: Giorgio Porta, Amleto Cirocco, Gaetano Fabbri, Gianni Paglia, Francesco Ziglioli, Sergio Schena, Giorgio Mazzanti, Pier Giorgio Gatti, Paolo Morrione, Riccardo Rotti, Andrea Mattiussi e Gianluigi Diaz.
L'udienza preliminare davanti al Gup Dario De Luca ha coinvolto quindici tra manager e direttori di stabilimento del Petrolchimico di Mantova. L'accusa, formulata dai pm Giulio Tamburini e Marco Martani, dopo un'indagine durata nove anni, è di omicidio colposo, lesioni gravissime colpose e omissione dolosa di cautele sugli infortuni. Sarebbero i presunti responsabili della morte per tumore, dovuta all'esposizione ad amianto e benzene, di decine di lavoratori, tra il 1970 e il 1989 nello stabilimento di Mantova.
Si sono costituiti parte civile il Comune di Mantova, la Regione Lombardia, i sindacati e alcune organizzazioni ambientaliste, oltre ai famigliari delle vittime, che durante le udienze sono rimasti collegati in video conferenza con la Corte di Assise dall'aula magna dell'università.
UN'INCHIESTA DURATA NOVE ANNI
All'inizio sono state esaminate oltre 200 cartelle cliniche di operai mantovani morti per varie forme tumorali. Poi la Procura, sulla scorta delle consulenze mediche, ha ristretto l'attenzione su 71 casi, sui quali c'era un nesso tra l'esposizione ai veleni e la malattia. Operai uccisi da benzene, stirene, benzene e amianto, i veleni lavorati dallo stabilimento Montedison. Gli imputati del processo, vertici delle società che si sono alternate alla guida dello stabilimento del Frassino tra gli anni '70 e '80, dovranno rispondere della morte di 71 persone.
I lavoratori del petrolchimico sono morti di mesotelioma, tumore tipico da esposizione all'amianto, di leucemie, cancro al polmone e al pancreas, associabili invece a benzene e stirene. In otto anni di lavoro, sentiti decine di testimoni e vagliate migliaia di documenti, la Procura ha ricostruito minuziosamente la storia aziendale di ognuno dei lavoratori, gli spostamenti nei reparti e le lavorazioni con cui sono entrati a contatto.
Di qui il fiume di accuse ai responsabili di stabilimento e ai presidenti e amministratori delle società che lo dirigevano. Tutti responsabili, secondo i magistrati, di conoscere la pericolosità delle lavorazioni e di non aver fatto interventi per evitare le tragiche conseguenze sui lavoratori. Il giudice delle udienze preliminari ha ritenuto fondate le accuse ha deciso di rinviare a giudizio dodici dei quindici imputati. Dovranno rispondere di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
dal sito de La Gazzetta di Mantova
sabato 3 luglio 2010
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