martedì 29 gennaio 2008

Anoressia: a rischio anche i ragazzi


Evitare il cibo. Non dare sfogo al palato. Privarsi del piacere del gusto, nella ricerca tormentata del fisico perfetto. Digiunare. Consumarsi. Consumarsi fino a svanire, annullarsi. E poi scomparire. L’anoressia è una malattia che colpisce in prevalenza la popolazione femminile in età adolescenziale. Ma in realtà, ha anche un volto maschile, in crescita negli ultimi anni. Lo sostiene uno studio del Ministero per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive e del Ministero della Salute, secondo cui la percentuale di maschi affetti da disturbi alimentari raggiunge oggi il 5% dei malati totali, un numero decuplicato in soli cinque anni.

«Le manifestazioni e i sintomi dell’anoressia maschile sono gli stessi che colpiscono le donne – spiega il professor Giuseppe Malfi, responsabile della struttura dietetica sui disturbi alimentari delle Molinette di Torino – voglia di perdere peso e timore di recuperarlo, iperattività fisica, incapacità di riconoscere la malattia. Ma mentre tra le ragazze si è affermato il concetto di magrezza come sinonimo di successo, tra gli uomini prevale la ricerca estetica del bel fisico. Questa ossessione prende la forma della cosiddetta vigoressia, una tendenza del ragazzo a svolgere molta attività fisica, passando un gran numero di ore in palestra, e a controllare in modo assillante il cibo che mangia».
Uno degli ultimi giovani che il professore ha visitato supera il metro e settanta ma pesa solo 48 chili. Dall’inizio della sua malattia di chili ne ha persi quasi 20. «In genere i ragazzi che cadono nell’anoressia sono normopeso, non tendono all’obesità – continua il professore –. Tra i primi alimenti che eliminano ci sono quelli contenenti carboidrati e grassi. C’è poi chi, per sopperire alla mancanza di cibo si riempie di liquidi, arrivando a bere anche 3 o 4 litri al giorno di acqua o altre bevande. Si chiama polidipsia, ossia necessità patologica di bere continuamente».

Ogni anno al centro pilota regionale delle Molinette per la cura dei disturbi alimentari entrano tra i 150 e i 200 nuovi pazienti anoressici. Un caso su venti riguarda maschi. E il professor Malfi conclude: «Se circa la metà delle adolescenti anoressiche riesce a uscire dalla malattia grazie alle cure, per i ragazzi spesso è più difficile venirne fuori». La malattia porta la persona a consumarsi poco per volta e i tassi di mortalità possono raggiungere anche il 20%. La metà dei decessi avviene per suicidio, ma sono anche molti i casi di morte per arresto cardiaco.
Il centro offre ai giovani in difficoltà linee telefoniche e mail dedicate all’ascolto.

I minorenni possono contattare il centro al numero 011.6307477, o all’indirizzo mail prato-18@centrodcapiemonte.com. I maggiorenni invece possono chiamare il numero 011.6336252/3 o scrivere a prato+18@centrodcapiemonte.com.
Ilaria Leccardi


di Ilaria Leccardi da Futura

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