sabato 14 novembre 2009

Ricostruire processi e casi giudiziari in tema di amianto. Ci prova Casale Monferato

Casale Monferrato città della sofferenza e dell’impegno, ma anche città all’avanguardia per la “cura” dei siti contaminati (più di 28mila i metri cubi di materiale bonificato) e per lo studio dei rischi derivanti dall’esposizione all’amianto. Tanto che, quando la Regione Piemonte ha dato vita a fine 2008 al Centro regionale per la ricerca, la sorveglianza e la prevenzione dei rischi da amianto, ha scelto come sede proprio la città in provincia di Alessandria. Qui, all’interno del Centro, da quest’estate ha preso il via un progetto affidato a Stefano Zirulia, ricercatore dell’Università di Milano, che va oltre alla dimensione prettamente medica, per puntare allo studio della materia giuridica, una delle più spinose per la mancanza di coordinamento delle procure sul territorio e di banche dati.

Un problema sottolineato anche durante la conferenza nazionale sull'amianto, tenutasi a Torino dal 6 all'8 novembre, dal Procuratore Generale della Repubblica di Firenze, Beniamino Deidda, che di questi temi si occupa da oltre 40 anni: «Tra i maggiori ostacoli nella lotta contro le malattie professionali c’è la difficoltà di fare arrivare nelle aule di tribunale le denunce avanzate all’Inail. Pochi i magistrati competenti in materia e pochi i medici che segnalano alle procure i casi di mesoteliomi e malattie legate all’amianto. Ma soprattutto è difficile risalire ai processi pendenti e alle denunce per i casi di malattia professionale, visto che i capi di imputazione vengono classificati solo genericamente come omicidio colposo».

Casale ha provato a rispondere anche a questo problema. «Abbiamo già attivato un servizio di newsletter e rassegna stampa sul sito dell’Asl di Alessandria (www.aslal.it, ndr) - spiega Zirulia - ma l’obiettivo principale è creare una banca dati giuridica, di libero accesso online, che contenga la giurisprudenza penale, civile e previdenziale sugli effetti dell’amianto sulla salute. Facciamo un lavoro di ricerca, ma vista l’insufficienza di fonti come banche dati giuridiche e riviste di settore, stiamo soprattutto interpellando giuristi, avvocati e associazioni delle vittime attive in tutta Italia. Opereremo anche sui registri dei mesoteliomi, per incrociare informazioni mediche e i loro sbocchi giuridici. Scopriamo ogni giorno che c’è moltissimo sommerso, non quantificabile. La tre giorni di Torino ci ha dato la possibilità di entrare in contatto con realtà e associazioni diverse e l’idea per il futuro è anche quella di unire le forze per un coordinamento di livello nazionale».

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