La lotta giudiziaria all'amianto continua, non solo in Italia. Dalla Spagna arriva notizia di una sentenza storica, che condanna la Uralita (dal 1959 partecipata Etrnit) a risarcire gli abitanti dei paesi di Cerdanyola e Ripollet, comuni vicino a Barcellona, tra i quali aveva sede la fabbrica. Asbestosi, mesoteliomi, danno morale: ecco l'articolo dal quotidiano iberico El País, del 14 luglio 2010
Il tribunale di Madrid ha condannato Uralita a indennizzare con 3.918.594,64 euro un gruppo di abitanti di Cerdanyola e Ripollet (Barcellona) per i danni derivati dall'esposizione alla polvere di amianto generata dalla fabbrica che l'azienda aveva tra le due località. I danneggiati da parte loro richiedevano 5.414.139,54 euro.
La sentenza è storica per la Spagna. E' la prima volta infatti che coloro che chiedono i danni non sono lavoratori della fabbrica, ma 47 abitanti che vivevano nei pressi e che, secondo la sentenza, soffrono di malattie prodotte dal contatto avuto direttamente con l'amianto che utilizzava la Uralita per fabbricare i suoi materiali. Di questi 47 abitanti, sono stati 45 coloro che hanno ottenuto sentenza favorevole.
Il Tribunale di Primo Grado numero 46 di Madrid ha considerato come "è chiaro" che la causa delle malattie dei richiedenti, o dei loro familiari morti, è l'attività industriale portata avanti dal 1907 nella fabbrica di Uralita, situata tra Cerdanyola e Ripollet, municipi dove i malati hanno risieduto per decenni.
Secondo la sentenza, i mezzi di trasmissione che hanno causato le malattie vanno dalle emissioni della fabbrica in forma di polvere di amianto, alla manipolazione dei vestiti dei lavoratori da parte dei familiari nelle rispettive case, alla contaminazione derivata dalla degradazione dei depositi dei residui derivati dalla stessa attività industriale.
"La sentenza è storica. Siamo molto contenti. Non si tratta dei soldi, ma del riconoscimento: la Uralita ha contaminato tutto quello che avevamo attorno a noi", ha commentato Jesús Ferrare, membro della Asociación de Afectados por el Amianto, che ha assistito al processo di Madrid in rappresentazione dei malati. I compensi economici, ha detto, spero che servano almeno "per far fare ai malati, che non si possono curare, la vita più comoda possibile considerando i loro problemi". Sulle due persone per cui la sentenza non è stata favorevole questa settimana si riuniranno con i propri avvocati, per studiare se presentare ricorso. "Sappiamo che Uralita farà ricorso. Però almeno abbiamo aperto una via. Speriamo che tutti i malati si rendano conto, grazie alla sentenza, che, per quanto grande sia Uralita, si può vincere". Per ora Uralita non rilascia dichiarazioni. L'impresa sta analizzando la sentenza.
La lista degli indennizzi è lunga. Sono 45 i malati a cui è stata riconosciuto che l'infermità è legata all'amianto e il giudice ha accordato compensi che vanno da 43mila euro a 470mila euro. I malati soffrono per lo più di placche pleuriche, che possono provocare problemi respiratori che limitano le attività del malato. Alla maggioranza è stato riconosciuto il danno morale, che gli avvocati hanno chiesto, trattandosi di malattie incurabili e che peggiorano nel tempo. I compensi economici più alti vanno a chi soffre di lesioni polmonari già in fase avanzata, e che obbligano i malati, per esempio, a usare bombole di ossigeno per respirare, così come a chi soffre dell'incurabile mesotelioma.
Durante il processo, la Uralita ha riconosciuto che negli anni Settanta spargeva residui di fabbricazione e tubi di fibrocemento per le strade non ancora asfaltate. Con la pioggia, il materiale si compattava per le strade. I malati hanno spiegato di non aver mai creduto che fosse pericoloso e per questo, essendo bambini, giocavano con i resti del materiale tossico.
martedì 20 luglio 2010
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