La popolazione di Casale Monferrato ha lottato e non ha abbassato la testa. E alla fine l'ha avuta vinta. Dopo settimane di attesa, rinvii, rimandi, false notizie e speranze disattese, la giunta di Casale Monferrato, guidata dal sindaco Giorgio Demezzi, ha detto no alla proposta di Stephan Schmidheiny, l'ex amministratore delegato della Eternit, imputato al processo in corso a Torino, che aveva messo sul tavolo 18,3 milioni di euro a patto che il Comune ritirasse la sua costituzione come parte civile. Un accordo che, se firmato, avrebbe impedito a Casale anche di ripresentarsi in eventuali altri procedimenti futuri.
La decisione è arrivata questa mattina in una riunione convocata alle 11, dopo il rinvio di ieri. Una scelta, spiega il sindaco in una nota, determinata dall'incontro con il ministro della Salute Renato Balduzzi, da cui è emersa "la possibilità di ottenere da parte dello Stato impegni e programmi per fare fronte definitivamente e in maniera strutturata all’emergenza ambientale e sanitaria di Casale Monferrato. Fattori che ci hanno permesso di riconsiderare la nostra posizione nei confronti dell’offerta di Schmidheiny".
Eppure per settimane quella proposta è stata considerata e ritenuta valida, nonostante la strenua opposizione della cittadinanza e dell'Associazione familiari vittime amianto. Un'opposizione fatta di indignazione e di richieste di giustizia, che si è dipanata dal web alle piazze, dallo scalone del palazzo comunale (affollato dalla popolazione la sera del 16 dicembre durante il consiglio comunale a cui è stata messa al voto la proposta) agli schermi televisivi (per due volte nelle ultime settimane il tema Eternit e la proposta Schmidheiny sono state protagoniste della trasmissione L'Infedele, di Gad Lerner, su La7).
Prima di Casale, si erano già pronunciati gli 11 piccoli comuni costituisi parte civile al processo, la cui sentenza è attesa per il 13 febbraio, che hanno ricevuto a loro volta una proposta economica per il ritiro. A dire no sono stati Mirabello, Coniolo, Villanova Monferrato, Balzola, Morano, Ozzano e Pontestura. Ad accettare l'offerta dello svizzero, invece, Candia, Stroppiana, Caresana e Motta de' Conti.
Quella di Casale è stata una scelta giusta, una scelta ragionata, un passo indietro dopo le rassicurazioni e l'impegno dello Stato? Prima ancora vittoria della città, che sulla questione amianto da oltre trent'anni fa sentire la sua voce, senza arretrare di un centimetro, senza cambiare rotta. Poche le parole d'ordine: ottenere giustizia e battere quel male silenzioso, con tutti i mezzi.
venerdì 3 febbraio 2012
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