lunedì 17 agosto 2009

Gli operai della Zanon hanno scritto la storia: dopo 9 anni di lotta sono padroni della fabbrica

Nella notte di mercoledì la legislatura di Neuquén ha approvato l'espropriazione definitiva che permette il trasferimento della Caramica Zanon alla cooperativa operaia FaSinPat (Fabrica Sin Patrones - Fabbrica Senza Padroni). Il governo provinciale si farà carico di pagare una percentuale dei debiti e il resto sarà condonato. La risoluzione è stata appoggiata da un'ampia maggioranza. I ceramisti hanno scritto così una nuova pagina di storia del movimento operaio.

Sembrava che la forza del vento che mercoledì soffiava a più di 60 chilometri all'ora a Neuquén fosse un augurio di quello che stava per avvenire: 26 deputati hanno appoggiato l'espropriazione definitiva e hanno suggellato la dichiarazione di utilità pubblica della fabbrica, con conseguente passaggio della Ceramica Zanon alla cooperativa Fasinpat.

"E' qualcosa di impressionante, siamo felici, l'espropriazione è un atto di giustizia. Non ci dimentichiamo della gente che ci ha appoggiato nei momenti più duri, né le 100.000 firme che hanno appoggiato il nostro progetto", ha detto emozionato Alejandro Lopez, segretario generale del Sindacato Ceramista di Neuquén (Soecn) e direzione politica della Zanon.

Da quando la Ceramica Zanon è nelle mani dei lavoratori, 470 famiglie vivono direttamente del lavoro che produce la fabbrica e si stima che l'attività generi 5.000 posti di lavoro indiretto. La lotta emblematica dei lavoratori e il grande appoggio della comunità locale hanno fatto sì che il potere provinciale riconoscesse come legittimo il valore sociale e produttivo che la gestione operaia ha promosso dal 2002, da quando amministra la fabbrica, senza capi, senza gerenti, senza padroni, solo loro... gli operai.

Bisogna ricordare il verdetto emesso dalla giustizia nel 2001: lock out padronale e imputazione di evasione aggravata per la direzione della fabbrica.

Il giorno tanto atteso è cominciato alle 4 del pomeriggio con un concentramento al monumento San Martin di Neuquén con le Madri di Plaza de Mayo, la vedova Fuentealba, Sandra Rodriguez, i dirigenti di Aten, Ate, Sejun, gli avvocati del Ceprodh, i rappresentanti della Federazione Mapuche, e tantissime organizzazioni sociali, politiche e di diritti umani, come militanti sociali, famiglie e simpatizzanti. In tutto circa 5.000 persone. C'erano anche i colleghi della Ceramica Stefani e Ceramica Del Sud. I lavoratori della Ceramica Neuquén hanno fatto uno sciopero per accompagnare la marcia. Da Buenos Aires sono arrivati i lavoratori dell'Indec e di altre fabbriche recuperate. Dal Brasile si sono uniti sindacalisti e l'Università di San Paolo.

Una volta riuniti, i manifestanti si sono diretti verso il palazzo governativo, dietro la bandiera di Carlos Fuentealba. E hanno percorso venti isolati con canti, tamburi ed emozioni.

Nove anni di lotta affinché venisse riconosciuta l'utilità della Ceramica Zanon. Lotta che ha creato un forte rapporto con la comunità locale, nazionale e internazionale, dal novembre 2001, quando Luis Zanon licenziò senza preavviso 380 operai ceramisti.

Mercoledì gli operai hanno montato un palco con microfoni fuori dal palazzo della legislatura, affinché i presenti potessero ascoltare passo dopo passo lo sviluppo della sessione legislativa, cominciata appena dopo le 6 del pomeriggio e finita circa a mezzanotte.

"E' il miglior riflesso della lotta organizzata che ha saputo conquisatare l'appoggio di tutta la società", ha detto Veronica Huilipan, della Conferazione Mapuche. "Un fatto storico e un passo importantissimo della lotta dei lavoratori", lo hanno definito gli studenti del gruppo No pasarán ed En Clave Roja. "Molti di noi hanno cominciato il proprio cammino politico con la lotta per l'espropriazione della Zanon e questo dimostra che tutti questi sforzi hanno smesso di essere una possibilità per divenire una realtà", hanno continuato gli studenti.

Il dibattito è proseguito senza sorprese. L'espropriazione è stata appoggiata da un'ampia maggioranza. Il martedì precedente era stato fatto un passo importante, quando la Commissione di Affari e Finanza ha approvato il documento per maggioranza. Cinquanta operai hanno presenziato alla sessione mentre le altre centinaia ascoltavano le argomentazione dei deputati da fuori, assieme agli altri manifestanti.

José Russo, presidente del gruppo del Movimento Popolare di Neuquén (MPN), principale promotore della proposta, assieme al ministro Jorge Tobares e alla deputata di Alternativa Soledad Martinez, ha sostenuto: "E' un fatto miracoloso. In queste decisioni si giocano il lavoro e la vita di molte persone, non di fabbriche, che con il proprio sforzo hanno fatto sopravvivere lo spirito del lavoro. Lo sforzo deve essere ricompensato. I ceramisti hanno lavorato 8 anni nell'insicurezza e noi dobbiamo appoggiarli per generare il futuro".

Al termine della votazione i lavoratori si sono abbracciati in un unico grido di soddisfazione. Quindi urla, sorrisi, brindisi. Fuori gli operai aspettavano i compagni, per ricodare e festeggiare nove anni di lavoro produttivo, politico e solidale, riconosciuti finalmente in forma giuridica della politica locale.

Il progetto di legge parla di una "decisione ferma dello Stato Provinciale, quella di accompagnare i lavoratori nella loro lotta, proponendo l'espropriazione della fabbrica e la cessione alla cooperativa in modo che continui la gestione operaia".

Gli operai potranno vendere anche il marchio commerciale, cosa che finora non gli era permessa. L'espropriazione si effettua con previo accordo dei creditori privilegiati, con il consenso della Banca Mondiale, della Sacmi, l'impresa italiana che fornisce i ricambi dei macchinari, e dell'Istituto Autarchico di Sviluppo Produttivo, organismo dipendente dalla provincia.

L'esecutivo provinciale dovrà solo pagare, come indennizzo, un valore superiore a 23 milione di pesos prima di cederla formalmente agli operai (un valore molto inferiore al credito reale). Il progetto di legge era stato presentato all'Esecutivo Provinciale a maggio, dopo lunghi dibattiti e modifiche affinché venisse approvato dagli operai.

L'obiettivo iniziale dei lavoratori era ottenere l'espropriazione e la statalizzazione sotto controllo operaio con un piano di opere pubbliche, ma l'iniziativa ufficiale ha dovuto lasciare da parte la statalizzazione e portare avanti l'espropriazione con un indennizzo ridotto ai creditori privilegiati del fallimento. Ciononostante, la risoluzione legislativa è un grande precedente per il resto delle fabbriche e imprese gestite da lavoratori in tutto il paese.

"Questo è per i 30mila compagni desaparecidos, per le madri di Plaza de Mayo, per il compagno Boquita, per Carlos Fuentealba, e per Kosteky e Ssntillan", ha detto Alejandro Lopez, emozionato, alla fine della sessione. Però, continua Lopez "l'espropriazione risolve la parte legale. La continuità lavorativa richiede altre decisioni politiche" rispetto ai contributi che le fabbriche "sotto padrone" ricevono dello Stato. "Hanno sussidi per la luce e il gas, ma anche per i salari, che noi non abbiamo".

libera traduzione da Anred

per maggiori informazioni www.obrerosdezanon.com.ar

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