Il freddo pungente, le Alpi innevate, il dolore e la voglia di continuare a lottare, hanno accompagnato questa mattina il corteo di 5mila persone che a Torino dai cancelli della Thyssen (corso Regina Margherita) è arrivato fino alle porte del Palazzo di Giustizia.
C'erano i familiari delle vittime della strage del 6 dicembre 2007 e i loro compagni di fabbrica. C'era la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro. C'era Francesca Caliolo, moglie di Antonio Mingolla, una delle troppe vittime dell'Ilva di Taranto, la fabbrica assassina. C'erano Dante De Angelis, ferroviere, e Salvatore Palumbo, operaio alla Fincantieri Palermo, entrambi licenziati per aver denunciato le condizioni di insicurezza nei rispettivi luoghi di lavoro. C'erano gli studenti, compagni di Vito Scafidi, morto nel crollo del soffitto della sua scuola di Rivoli mentre faceva lezione. C'era l'associazione dei parenti delle vittime dell'Eternit. E molti altri ancora.
Non certo il fiume che era visto un anno fa, subito dopo la strage, e che aveva invaso le vie del centro cittadino. Ma una solida base disposta a continuare la lotta per la dignità e la sicurezza, per il lavoro e la giustizia.
sabato 6 dicembre 2008
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