mercoledì 20 gennaio 2010

C'era una volta la Ivrea Valley.
La crisi della Compumaint di Scarmagno

Fino a neanche sette mesi fa era considerata un’azienda solida, benché avesse cambiato nome almeno cinque volte nel giro di dieci anni. Con sede a Scarmagno, a meno di 15 chilometri da Ivrea, nell’ex complesso della Olivetti e impegnata nella manutenzione di stampanti, la sua garanzia erano gli importanti clienti con cui lavorava, come la società Italia Logistica del gruppo Poste Italiane e la stessa Olivetti. Oggi la Compumaint, questo l’ultimo nome assunto ad agosto, si ritrova nell’incertezza del futuro. Da quel mese, infatti, trentacinque lavoratori assunti con contratto metalmeccanico e venticinque tecnici co.co.pro. hanno smesso di percepire lo stipendio e non hanno ricevuto alcun tipo di ammortizzatore sociale. Una proprietà aziendale scomparsa nel nulla e sulle spalle tanta rabbia perché il lavoro che permetterebbe di mantenere viva l’attività ci sarebbe pure.

«Solo nelle ultime settimane si sono aperti alcuni spiragli – spiega Lino Malebra, rappresentante della Fiom Cgil per la zona di Settimo Torinese e Ivrea – I venticinque co.co.pro sono stati assorbiti da Italia Logistica e l’azienda locale CellTell ha dimostrato interesse verso gli altri lavoratori, assumendone dieci che da lunedì lavorano in ditta. Ma per gli altri il futuro è assolutamente incerto».

Una serie di cambi di proprietà negli ultimi anni, da OP Computer (ex Olivetti), fallita nel 1999, a Ics, da questa a Cms e poi C&P Technology, non avevano spaventato più di tanto i lavoratori, benché alcuni dei passaggi fossero stati piuttosto sofferti. L’ultimo però è stato fatale. La vendita da C&P Technology a Compumaint, srl lombarda facente capo a Raimondo Magnoni (fratello recentemente scomparso dell’attuale ad, Davide Magnoni), sarebbe dovuta essere una soluzione temporanea, verso la cessione definitiva alla più grande Coas, con sede a Ghemme (Novara) e stabilimenti in diverse città italiane. Ma l’operazione, che ha più il sapore della speculazione sulle spalle di 60 lavoratori, non è mai avvenuta. Da allora è iniziata la battaglia.

I dipendenti per alcuni mesi hanno continuato a lavorare, nonostante la proprietà non pagasse gli stipendi. E poi tra novembre e dicembre si sono battuti, per evitare il peggio. La Compumaint ha chiuso i rubinetti, ha provato a trovare un accordo, senza il coinvolgimento dei sindacati, con la All Computer di Pieve di Fizzonasco, azienda che Malerba non esita a definire «di banditi», per l’affitto del ramo d’azienda. Una soluzione rischiosa che avrebbe comportato quasi sicuramente il passaggio in terra lombarda delle commesse di Poste Italiane e Olivetti, ma non la tutela dei lavoratori di Scarmagno. Gli operai si sono battuti, a colpi di latte e strumenti di lavoro, qualche uovo e la difesa degli impianti di lavorazione, azioni contro cui i proprietari di Compumaint hanno risposto con i carabinieri. E poi si sono rivolti direttamente ai clienti dell’azienda, con una lettera aperta, per chiedere attenzione e ribadire il loro impegno a non abbandonare l’attività.

Alla fine, intorno al 10 dicembre, All Computer si è ritirata e le speranze si sono riaperte anche grazie all’arrivo di un po’ di soldi: Italia Logistica e Olivetti hanno pagato direttamente ai lavoratori gli stipendi di settembre e ottobre. Una boccata d’aria, ma non abbastanza per essere soddisfatti. E la lotta è continuata. «A inizio dell’anno è arrivato l’interessamento da parte di CellTell – continua Malerba – un’azienda con sede a Scarmagno che si occupa di manutenzione di dispositivi informatici. Purtroppo però a nulla sono valse le richieste per la tutela e l’integrazione di tutti e trentacinque i dipendenti di Compumaint. La CellTell ne ha assunti dieci, promettendo che, a seconda delle commesse che arriveranno, potrebbe arrivare a integrarne fino a trenta». Ma non trentacinque.

«Abbiamo anche chiesto una mano per la gestione degli ammortizzatori sociali, sollecitando l’assunzione di tutti i lavoratori e l’eventuale richiesta di cassa integrazione. Ma ci hanno risposto che la loro azienda, in cui sono impegnati circa 200 lavoratori, non è mai ricorsa alla cassa e non intende farlo ora». Una questione forse più di immagine che di sostanza. «E così, ad oggi, rimangono venticinque lavoratori senza stipendio di novembre e dicembre, mentre matura anche gennaio, e senza la tredicesima del 2009. Una brutta storia, che fino a poco tempo fa nessuno si aspettava di dover affrontare». E che si unisce alle vicende di una terra martoriata, dove spicca la questione Agile-Eutelia. Nel frattempo, dopo un ultimatum di 48 ore, pochi giorni fa i sindacati hanno chiesto l’istanza fallimentare per la Compumaint, al fine di accedere agli ammortizzatori sociali per quei venticinque dipendenti ancora senza un futuro lavorativo.

di Ilaria Leccardi, da Terra Comune del 20 gennaio 2010

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