Li sentiranno fino a fondo valle, forse pure a Torino. A vederli sembrano una grande orchestra, senza il bisogno di un direttore. I campanacci dei montanari risuonano come i tamburi della Bugiard band («dedicata alle frottole che raccontano i governanti») e il battere a ritmo sul guardrail della statale è una di quelle melodie che si fissa in testa. Per nulla fastidiosa. E se ci sei in mezzo non ti accorgi nemmeno del freddo di un sabato alpino, ti fai trasportare dal fiume di gente che invade Susa, 40 mila persone per dire ancora una volta no alla Tav.
Alberto Perino, leader storico, è raggiante, sale sul trattore che apre il corteo, prende il microfono: «Diranno che siamo quattro gatti», esclama con un sorriso sornione. E il primo spezzone della marcia gli risponde con un sonoro «Miao». Quella della Val Susa è una lotta radicale ma piena di ironia. «Dicevano - commenta Perino - che il movimento era diventato minoritario, che i sindaci non c'erano più. Ecco il movimento più vivo che mai, ecco i sindaci. In Francia e Spagna ci sono altre due manifestazioni. E qui c'è tutta la nostra valle. Siamo solo un po' matti e davvero ostinati. Abbiamo resistito vent'anni e vedrete che ne resisteremo altri venti». E propone una sua teoria: «In un mondo che si suicida, che devasta l'ambiente, solo i matti possono salvarlo».In testa al corteo due asini, sul dorso una scritta: «Sono sempre un po' depresso continuano a chiamarmi Chiamparino e Bresso». D'altronde, sulla manifestazione «Sì Tav» con Pd e Pdl al caldo del Lingotto (oggi, ndr) i commenti dei manifestanti non possono che essere negativi, spesso mugugni. Segue il grande striscione «La Valle che resiste» con stampati Asterix e Obelix, beniamini del movimento.
Di gente ne è venuta proprio tanta, il presidio Maiero-Meyer si riempie subito. «Ci siamo mobilitati perché non vogliamo che il nostro territorio diventi preda della mafia» racconta una signora, con una bandiera No Tav al collo. Lo dice senza retorica, di 'ndrangheta la valle ha già patito (il consiglio comunale di Bardonecchia commissariato per infiltrazione mafiosa). «Oggi è una giornata importante, dobbiamo continuare in modo coeso e pacifico» spiega Giorgio, elettricista. Francesco Siro è un consigliere della Comunità montana: «Gli amministratori locali sono in maggioranza contrari. Nell'ultimo mese abbiamo votato una delibera contro la Tav sottolineando l'esaurimento del ruolo dell'Osservatorio. Ventitré sindaci l'hanno capito e si sono ritirati dall'organismo». Poco più avanti spunta Gianni Vattimo, europarlamentare Idv: «Ho sollevato al Parlamento europeo la palese irregolarità dei sondaggi geognostici. Senza il consenso della popolazione e senza informare i sindaci». Delle trivelle che hanno sconvolto l'ultima settimana al costo di 6 milioni di euro (il doppio rispetto al previsto) non c'è traccia. «Ma torneranno e vedrete noi saremo di nuovo lì a bloccarle», rassicura un ragazzo. Nel corteo che si snoda fino al centro di Susa un gruppo di bambini canta «La valle è bella non vogliamo la trivella». Altri: «No alle trivelle, col buco vogliamo solo le ciambelle».Il cielo è coperto, ma la marcia non perde l'entusiasmo.
Lele Rizzo è uno degli esponenti più rappresentativi della lunga lotta, è stato il fondatore di uno dei primi comitati, quello di Bussoleno. Arriva dall'Askatasuna: «Senza mai voler mettere la nostra bandiera, a noi interessa che la valle vinca». E continua: «I presidi dei giorni scorsi non sono altro che la punta di un iceberg. Oggi è la risposta politica e la partecipazione testimonia quanto è grande il consenso». A esprimere una vicinanza diretta ai no Tav sono venuti spezzoni di tante battaglie a difesa dell'ambiente. C'è Giancarlo che la provenienza la scrive a caratteri cubitali su un cartello: Friuli, Palmanova. «La Val Susa è un esempio di civiltà. Anche da noi vogliono costruire un tunnel di 25 chilometri». Aldo arriva, invece, da più vicino, Alice Castello, vercellese, con il movimento Valledora: «Il nostro è un territorio da colonizzare, perché spesso silente. Oltre alle scorie nucleari, ogni nuova cava diventa una discarica».
La manifestazione scorre rumorosa e vivace. Tutto tranquillo. Tranne una macchina carica di caschi e manganelli, avvistata dai manifestanti alla partenza: «Una provocazione, abbiamo avvisato il questore ed è sparita». In mezzo alle bandiere no Tav sono sparse quelle della Fiom. Per Giorgio Airaudo, segretario torinese, «in tempi di crisi non si capisce perché spendere soldi per un'opera non prioritaria, si deve investire su una produzione compatibile». E la Tav sarà sul tavolo delle regionali. «I due candidati, Bresso e Cota - spiega Paolo Ferrero, Prc - sono entrambi pro Tav. Certo, tra i due c'è differenza. Però l'unico accordo possibile con il centrosinistra è tecnico. A noi interessa stare nel movimento». La marcia arriva in centro che è già buio. Ma il suo ritmo si sentirà a lungo.
di Mauro Ravarino, da il manifesto del 24 gennaio 2010
domenica 24 gennaio 2010
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